Il Fenomeno

Carlton Ettore Francesco Myers (Londra 30 marzo 1971)

Mi ricordo ancora quando ero piccolo, e verso maggio, con l’arrivo dei playoff e delle finali di basket, si riaccendeva l’eterno confronto delle bolognesi, per aggiudicarsi un posto nella storia della pallacanestro e uno scudo in più nell’albo d’oro. A casa di mia nonna la scena era tragicomica: da una parte del tavolo un fedelissimo delle Vunere, mio nonno, che tra l’altro si era tirato dietro nel tifo per la Virtus anche suo figlio, mio padre, e dall’altra mia nonna, tifosa sfegatata della Fortitudo, e al centro la radio, costantemente sintonizzata su Radio Bruno per ascoltare le tesissime trasferte della fase finale del campionato. Si sentiva il profumo della sfida nell’aria, la tensione era palpabile, e volendo si poteva perfino assaporare il gusto della storica rivalità.

Forse prima dobbiamo fare un salto nel passato … Il 26 gennaio del 1995, appena tre giorni prima che nascessi, Carlton Myers, londinese di padre giamaicano e madre pescarese, in Italia come giocatore professionista ormai da sette anni, debuttante all’età di diciassette, con la canotta di Rimini, realizzò ben 87 punti in una sola gara, contro la malcapitata Udine in un giorno di gloria dell’italo-britannico. Quella prestazione assieme alle ultime due - tre stagioni positivissime del ragazzo da campione affermato e da assoluto protagonista in maglia biancorossa, fecero di lui un pezzo pregiato del mercato 1995. Nell’estate del ’95 appunto, Myers approdò in Fortitudo e col suo arrivo, arrivarono anche i primi risultati e successi, grazie soprattutto all’acquisto della società da parte di Giorgio Seragnoli, imprenditore bolognese di fede biancoblu, che investì moltissimo e credette ancor di più nella Fortitudo. Nell’anno in cui Carlton arrivò a Bologna in sponda Biancoblu, aveva appena ventiquattro anni, ma il suo talento purissimo e la tecnica sublime erano già ben in evidenza nel giovane campione, plasmate dal suo mentore Claudio Papini, il "Papo". Ben presto divenne l’idolo indiscusso della Fossa dei Leoni, il quale rimane tuttora nel cuore del popolo biancoblu. Con giocate di autentica classe e a suon di canestri trascinò la Effe, portandola per tre anni di fila in finale, purtroppo senza mai riuscire a cucirsi lo scudetto sul petto. Grazie a Myers si accelerò la prepotente crescita della (duro ammetterlo, ma vero) seconda, ma solo per la storia, squadra di Bologna e i derby di Basket City assunsero contorni d’importanza europea, rendendo ogni sfida appassionante e decisiva per la classifica, il campionato e soprattutto per i tifosi. Ogni derby non era solo un derby, ogni partita non era solo una partita, ma racchiudeva in se un intero anno di sfide per i bolognesi. La scontro Myers- Danilovic era fra i più sopraffini e seguiti in Italia. E com’era prevedibile, si rispecchiava anche nei rapporti interpersonali. 

All’epoca ero solo un bambino, e il basket non m’interessava più di tanto: ero dedito a collezionare figurine e carte dei Pokemon. Questo interesse generale nei confronti del basket, il clima che si respirava prima di ogni derby, certo non mi poteva lasciare indifferente, e presto cominciai a chiedermi cosa mai fossero la pallacanestro, la Virtus, la Fortitudo e come mai tutti ne parlavano. 

La finale del ’98 e l’epica sconfitta della Fortitudo di Fucka e Myers in seguito ad un tiro da tre realizzato da Danilovic più l’ipotetico e inesistente fallo dell’ex campione delle schiacciate NBA, Dominique Wilkins, che portò la Virtus a impattare la partita e poi a vincere lo scudetto, inasprì la rivalità, in seguito alle proteste sul dubbio arbitraggio. Il ’98 fu anche l’anno del primo trofeo Biancoblu, la Coppa Italia, targato Wilkins- Rivers assieme alla fenomenale coppia azzurra Fucka- Myers. L’anno seguente Myers si prese la rivincita con la Virtus, vincendo la Supercoppa, ma la Fortitudo fu eliminata in semifinale playoff, mancando nuovamente l’obiettivo scudetto. Quella stagione fu tra l’altro anche l’unica compresa tra il 1996 e il 2006 in cui la Fortitudo non raggiunse la finale playoff. Nell’estate del ’99 i dodici ragazzi di Tanjevic vinsero l’oro ai Campionati Europei di Francia 1999. I biancoblu in azzurro furono protagonisti in assoluto: Myers fu monumentale, e Fucka vinse il titolo di MVP. Complessivamente in nazionale Carlton collezionò un totale di 1825 punti in 131 incontri, con un massimo di 36 segnati in una sola gara. 

La stagione 2000 portò finalmente il tricolore in casa Fortitudo. Il tanto agognato e sognato scudetto caricò d’euforia l’ambiente fortitudino. La gioia repressa poteva essere ora liberata.
Avevo cinque anni nel 2000 ma ricordo come fosse ieri la vittoria e l’esplosione d’emozioni di mezza Bologna. L’anno successivo fu anche l’ultimo in maglia Fortitudo per Myers, che perse in finale contro la Virtus di Ginobili. All’uscita dal campo di gara 3, l’ultima, Carlton, il cui addio a Bologna era già stato notificato, fu applauditissimo perfino dal pubblico bianconero. 

Personalmente, anche se ancora piccolo, stavo incominciando già a capire qualcosa di questo meraviglioso sport e a comprendere una piccola parte della sua infinita bellezza. Era però venuto il momento di schierarmi in famiglia che, come già detto, era divisa su quest’aspetto. Mio padre e mio nonno tentarono disperatamente di portarmi verso le Vunere, ma mai quanto mia nonna mi affascinò parlandomi del basket, convincendomi a tifare per la Effe. La nonna Giuliana mi raccontava costantemente della Fortitudo, di tutte le partite e di tutti i giocatori, ma fra i tanti che nominò, me ne rimase uno particolarmente impresso nella mente: Carlton Myers, quel grandissimo campione, il capitano, il giocatore che tirava e il risultato era sempre “ciuff”, un eroe, un vero Fenomeno. Non so come, ma la mia ammirazione e la mia stima verso Carlton crebbero di giorno in giorno da quando me ne parlò, senza neppure averlo mai visto. E da allora, come tantissimi altri bambini, quando ero in camera da solo, prendevo la palla da basket, mi giravo verso il canestrino attaccato all’armadio, tiravo e gridavo: “Myers!”

Francesco